Il made in italy agroalimentare
Il made in italy agroalimentare. Un valore alla produzione vicino ai 15 miliardi di euro, con una crescita del 6% su base annua, capace di generare un export da 8,4 miliardi, sono numeri che lasciano pochi dubbi sul ruolo che il settore, forte di 818 prodotti tra Food e Wine, riveste all’interno del comparto.
Le produzioni certificate dimostrano che il madein italy agroalimentare ha una forte capacità di traino per le altre produzioni, soprattutto
nell’ottica dell’esportazione.
L’Italia con i suoi 818 prodotti (264 consorzi e 70 organismi di controllo) è il Paese con il maggior numero di filiere DOP e IGP al mondo e nel corso del 2017, ha registrato 4 nuove denominazioni: l’olio e.v.o. Marche IGP (Marche), i Vitelloni Piemontesi della Coscia IGP (Piemonte e Liguria) appartenenti alla categoria delle carni fresche, il formaggio Ossolano DOP (Piemonte) e fra gli ortofrutticoli la Lenticchia di Altamura IGP (Puglia, Basilicata).
Per quanto riguarda il vino la produzione si assesta su 3miliardi di bottiglie con un valore di 8.5 miliardi e una esportazione vicino a 5 miliardi. Si sono ottenuti questi risultati grazie a una superficie di 500000 ettari e una produzione che arriva al 50% del vino totale prodotto nel nostro paese.
Le produzioni certificate
Le produzioni certificate sono presenti in maniera capillare sul territorio nazionale e rivestono un ruolo sempre più importante, pur con rilevanti differenze nelle diverse aree del Paese.
L’impatto del sistema risulta infatti concentrato geograficamente, con le prime aree del Nord-Est in cui si trova la maggioranza dei distretti più rilevanti economicamente, ma non sono pochi i territori che hanno beneficiato della forte crescita relativa delle proprie filiere di riferimento.
Produzioni più piccole, che esprimendo al massimo il proprio potenziale riescono a trainare il settore del made in italy agroalimentare di qualità da nord a sud del Paese.
Secondo un’indagine Qualivita, nel 2018 ben l’86% degli esercizi usa prodotti DOP – IGP nelle proprie ricette (ma solo nel 30% dei casi più di 10 prodotti). I formaggi sono i più presenti (91% dei casi), seguiti da aceti balsamici (70%), prodotti a base di carne e salumi (65%), carni fresche (20%), ortofrutticoli (18%) e oli di oliva (15%).
Contraffazione del made in italy agroalimentare
L’affermazione del Made in Italy agroalimentare nei mercati internazionali, però incontra dei seri ostacoli a causa del fenomeno della contraffazione e del c.d. italian sounding, caratterizzato dal moltiplicarsi di prodotti imitati con denominazioni o immagini che si limitano a evocare il nome del nostro Paese, senza rappresentarne le caratteristiche di origine e naturalmente ben lungi dall’avere titolo per potersi fregiare del marchio “made in Italy”.
Si tratta di un fenomeno così diffuso da arrivare a sottrarre al nostro export, secondo le stime, ben 70 miliardi di euro annui, il doppio del fatturato delle vendite all’estero dalle imprese italiane. Sta emergendo sempre di più la necessità di proteggere lo stesso consumatore italiano in Italia, dall’immissione l’immissione sul mercato di prodotti che di italiano, spesso, hanno solo l’impresa venditrice.
fronteggiare il falso made in italy
Per fronteggiare il fenomeno del falso Made in Italy sicuramente è importante l’attività di contrasto istituzionale, il sistema dei controlli, ma un ulteriore strumento potrebbe essere dato da un maggior sostegno al vero Made in Italy agroalimentare nell’ambito del mercato globale. Una sfida non di poco conto, che richiede lo sviluppo di una stretta collaborazione tra istituzioni pubbliche e sistema delle imprese, nonché un forte impegno del nostro Paese in campo internazionale.
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